L’amministrazione di sostegno, istituita in Italia con la legge n. 6/2004, nasce come strumento di tutela per persone fragili o non pienamente autonome. Nel tempo, però, si è trasformata in un gigantesco mercato: i patrimoni sotto gestione ammontano a decine di miliardi di euro, fra immobili, depositi, pensioni e contributi statali.

IL BUSINESS NASCOSTO

Gli amministratori di sostegno (ADS), scelti dai tribunali, possono essere familiari ma sempre più spesso sono professionisti esterni o enti, inclusi avvocati, commercialisti, associazioni ed ETS (enti del terzo settore). Qui si aprono tre nodi:

  1. Compensi: stabiliti dai giudici, possono raggiungere cifre rilevanti, soprattutto nei casi con patrimoni consistenti.
  2. Patrimoni gestiti: i patrimoni delle persone fragili diventano capitali amministrati con ampia discrezionalità.
  3. Rete di associazioni ed ETS: spesso accreditati dai tribunali, finiscono per diventare veri e propri “serbatoi” di incarichi, alimentando conflitti d’interesse.

GLI ETS COME NUOVI ATTORI

Con la riforma del Terzo Settore (D.Lgs. 117/2017), molti enti hanno trovato un canale legale e strutturato per proporsi come gestori di amministrazioni di sostegno. Alcuni aspetti problematici:

  • Opacità: bilanci poco trasparenti, fondazioni e associazioni che ricevono incarichi senza reale controllo democratico.
  • Accumulazione di incarichi: singoli enti o professionisti che gestiscono decine, persino centinaia di casi contemporaneamente.
  • Connivenze istituzionali: rapporti stretti con tribunali, servizi sociali e ordini professionali che rendono difficile qualsiasi verifica indipendente.

UN SISTEMA SENZA CONTROLLO

Il sistema si regge su due fattori:

  • la fiducia cieca del tribunale, che delega senza reale monitoraggio;
  • la fragilità delle persone coinvolte, che non hanno voce diretta.

Il risultato è una torta miliardaria distribuita tra professionisti, ETS e cooperative, con ricadute pesanti sulla vita dei beneficiari: riduzione della disponibilità economica personale, alienazione dei beni, decisioni unilaterali sulle cure o sulla residenza.

Una vera e propria riduzione in schiavitù legalizzata

IN SINTESI

Gli amministratori di sostegno sono diventati i protagonisti di un mercato enorme, sostenuto da una normativa pensata per proteggere ma di fatto vulnerabile a usi distorti. Gli ETS, nati per finalità sociali, finiscono spesso per partecipare a questo giro d’affari, beneficiando di incarichi e patrimoni gestiti senza sufficiente trasparenza.

La combinazione tra interessi privati, carenza di controlli e debolezza dei soggetti amministrati rende l’amministrazione di sostegno un terreno fertile per derive speculative.

Da Sara Palazzotti

Caregiver Familiare  

Un commento su “LA TORTA MILIARDARIA DEGLI AMMINISTRATORI DI SOSTEGNO”

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