Nel suo 58° Rapporto sulla situazione sociale del Paese, il Censis fotografa una realtà inquietante per la sanità pubblica in Italia. Il dato più rilevante è netto: il 63,4 % degli italiani dichiara di provare sfiducia nel Servizio sanitario, temendo di non poter contare su soluzioni realmente adeguate.
Odissee sanitarie: le ragioni dietro la sfiducia
Negli ultimi due anni, il 44,5 % della popolazione ha sperimentato direttamente o tramite familiari il sovraffollamento ospedaliero o altri disservizi nelle strutture pubbliche.
Ogni cento tentativi di prenotare una prestazione tramite il Servizio Sanitario Nazionale finisce, per il 34,9 % dei casi, con il ricorso alla sanità privata o intramoenia, pagando l’intero costo.
Il ricorso al privato è spinto da liste d’attesa percepite come insostenibili, un problema che colpisce anche le fasce a reddito medio e basso.
Queste “odisse sanitarie” erodono la fiducia collettiva: cresce la convinzione che il sistema pubblico non sia più in grado di offrire risposte tempestive e accessibili a tutti.
Le conseguenze: una sanità «per censo»?
Il rapporto Censis mette in guardia dal rischio di una sanità a due velocità.
L’84,2 % degli italiani ritiene che i più abbienti possano curarsi prima e meglio rispetto ai meno agiati.
Il 36,9 % ha dichiarato di aver dovuto rinunciare o sacrificare altre spese per pagare prestazioni sanitarie, una quota che sale al 50,4 % tra chi ha redditi bassi.
Un segnale che non si può ignorare
La soglia del 63,4 % di sfiducia segna un punto critico: più di due terzi del Paese considerano inadeguata la capacità del sistema sanitario pubblico di garantire cure efficaci e accessibili.
