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Le vicissitudini di Valeria Bigi e la figlia a Bibbiano

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Sara Palazzotti
(@sara)
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Le vicissitudini di Valeria Bigi e la figlia a Bibbiano
Accusata senza essere conosciuta
 
 
TRASCRIZIONE AUTOMATICA
 
Valeria Bigi:
"Proverò in pochi minuti a dirvi che cos'era questo terribile servizio della Val d'Enza. Io non avrei mai pensato nella mia vita di avere a che fare, tra virgolette, da imputata con i servizi sociali. Infatti il mio iter di formazione era corposo: mi ero iscritta a medicina per fare poi ostetricia domiciliare e, a un certo punto, visto che il rapporto medico-paziente e il tipo di terapie usate non erano quelli che io intendevo eticamente nel profondo, ho deciso di prendere una strada un po' laterale, quella della scuola quadriennale di psicoterapia in sessuologia, dopo una serie di formazioni anche nell'ambito della medicina non convenzionale, naturopatia, fitoterapia professionale applicata, e vari studi anche negli ambiti di approcci di meditazione e di una buona conoscenza di tutto ciò che riguardava le religioni orientali, per poi approdare a un cristianesimo convinto.

Ora, come può capitare che nella vita di una persona che pensa di operare con gli altri come supporto, quindi come operatore, possa invece capitare di essere indagata come genitore? È molto facile. Nel mio caso l’evento scatenante è stato l’assassinio del mio compagno il 26 settembre 2013 per futili motivi. Era venuto a Modena, a Lesignana, per aiutare un amico in un trasloco; viene assassinato da una persona che, pur avendo avuto ricoveri per paranoia, aveva un regolare porto d’armi. Arrabbiato per conto suo con l’altra persona, decide di sparare a Lorenzo.

Cade il buio nella mia vita. In quel momento avevo una bambina di otto anni, aspettavo un altro bimbo che perdo per il dolore, perché ero di poco tempo e non sono riusciti a tenerlo. Mi trovo con questa bambina di otto anni e un padre anziano, cieco, di 91 anni, ex partigiano, che era stato sindaco a Bibbiano negli anni Settanta. Una situazione strutturata: tutti si fanno fotografare con me, l’allora sindaco Venturelli che rispetto molto, e l’attuale sindaco Carletti che rispetto un po’ meno, appena uscito dai domiciliari ma con obbligo di dimora.

Mi trovo con tutte queste persone intorno che man mano scemano, vanno via. Noi rimaniamo con i nostri problemi: una ditta da portare avanti, tante cose da fare. Dopo nove mesi, vicino alla caserma di Bibbiano, dove avevo portato mia figlia da un’amica di famiglia, ricevo una telefonata dall’avvocato che seguiva il penale: “Valeria, c’è un decreto del Tribunale dei minori, un decreto provvisorio e urgente di affido ai servizi di tua figlia. Te la possono portare via in ogni momento.”

Mi cade il telefono per la strada. Corro in caserma, in preda al panico. Mi chiedono se mia figlia ha avuto un incidente. Rispondo che l’avvocato mi ha detto che me la portano via. Mi dicono che dev’esserci un errore. Ma non c’era nessun errore.

Ecco come si cade, da un momento all’altro, in questo turbine dal quale è difficile uscire. Comincia una battaglia. Il mio amico Franco mi definisce “una tigre”, e lo sono. Vado ai servizi sociali infuriata, seguita dal mio avvocato. Entro nei corridoi del servizio sociale, che si trova proprio nel paese dove abito, e conosco bene la dirigente. Entro e vengo scambiata per una nuova psicoterapeuta. Un giovane uomo mi dice di entrare in un ufficio; gli rispondo che sono Valeria B.G. e che devono spiegarmi perché mia figlia è affidata a loro. Lui fa due passi indietro e dice: “Ma è lei?”.

Ho scoperto dopo otto mesi di battaglia che era proprio lui ad aver firmato otto pagine di una relazione terribile senza aver mai visto me né mia figlia. L’ha incontrata solo una volta, anni dopo, al supermercato, quando avevo già vinto la battaglia.

Per rispetto di mia figlia non dirò le cose terribili scritte su di lei, accuse che miravano a sconfessare me come madre. Siccome ero sessuologa, mi sono attribuite turbe evidenti per le strade, nelle gelaterie, ovunque, per far credere che fossi inadeguata. Non potevo più lavorare, perché ero indagata come genitore.

Vado dal sindaco arrabbiata: “Andrea, che succede? Hai un servizio terribile, persone inadeguate, hanno detto cose spaventose.” La procura di Bologna, basandosi su quelle relazioni, scrive testualmente: “La signora mantiene, quindi si suppone anche prima e dopo la morte del compagno, comportamenti e stili di vita incompatibili con la presenza di una preadolescente.” Un’accusa gravissima.

Mi sono opposta a tutto. Nelle relazioni scrivono: “La signora non è collaborativa, si oppone, lamenta un complotto ai propri danni, insiste per parlare col giudice.” Ci ho messo un anno e mezzo per essere convocata a Bologna. Nel frattempo mi hanno proposto un patteggiamento: ammettere tutto in cambio di… altrimenti ci sarebbero state altre conseguenze, oltre la sottrazione sicura della minore.

Ho avuto il non luogo a procedere due anni fa e una telefonata informale di scuse dal Tribunale dei minori di Bologna. Sono praticamente l’unica persona che con quel servizio orrendo è riuscita a vincere, molto prima dello scandalo. Per questo mi sono fatta portavoce di altre madri e padri coinvolti che non avevano i miei strumenti per difendersi.

I problemi restano: gli avvocati da pagare, le spese, la fatica di andare avanti. Mia figlia oggi ha 14 anni e non può più essere toccata. Ora ho deciso di parlare. Non ho ancora fatto l’associazione, perché voglio farla bene. Qui hanno già cominciato a raccogliere soldi alla spicciolata, anche gruppi politici – non dico quali, ma i Cinque Stelle – per dividere i genitori tra loro.

E qui veniamo al punto: la politica c’entra. Da ragazza ero militante nella FIGC, avevo fatto la scuola di partito di Frattocchie, come Zingaretti, con Ingrao e Berlinguer. Ottimi insegnanti. Poi mi sono allontanata dalla politica quando ho visto lo scandalo della cura Di Bella, boicottata e manipolata. Lì ho capito il baratro in cui era caduta una sinistra pseudo tale, ancora radicata in queste zone, ma solo come sistema di potere che è ora di cambiare.

Un sistema di potere ignorante, che basa la propria forza su una visione della medicina come scienza assoluta, dimenticando l’individuo. Una sinistra che non ragiona al di là del collettivo, e così prende decisioni aberranti sul controllo etico, sociale e religioso delle famiglie.

C’è una deriva pericolosa anche sul concetto di “diritto alla genitorialità”. Non si ha diritto a essere genitori: sono i bambini ad avere diritto ai propri genitori. Non si può attaccare la famiglia naturale. E non si può considerare la maternità surrogata un “atto d’amore”: è un’aberrazione. Come femminista, non accetterò mai l’uso del corpo di una donna come contenitore.

Ora, con le nuove leggi in Emilia-Romagna, arrivano soldi a pioggia per associazioni LGBT e transgender, che hanno diritto di esistere, certo, ma prima di tutto dovrebbero essere aiutate le famiglie danneggiate da un servizio sociale malato.

Quel servizio della Val d’Enza, portato come modello d’eccellenza nazionale, era in realtà un sistema marcio, che ha travalicato le Alpi: un’azienda austriaca, pronta a donare una casa famiglia costruita in legno, ha poi scoperto che le lacrime per i bambini “abusati” erano falsità orrende.

E così, un intero territorio è stato ingannato da un apparato che si è nascosto dietro la parola “servizio”."


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Sara Palazzotti
Esperta Ufficio Digitale Remoto / Caregiver Familiare
https://www.sarapalazzotti.it
Fondatore di
https://caregiverfamiliari.it
Youtube @diversamentevecchi


   
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