In Italia migliaia di persone svolgono ogni giorno il ruolo di caregiver familiare, con nessuna o poche tutele (in alcune regioni) e un riconoscimento legislativo nazionale ancora assente.
Enzo Manzini, ex calzolaio di 92 anni, era ancora attivo nei suoi spostamenti quotidiani: alcuni vicini riferiscono che amava muoversi in bicicletta e intrattenersi con amici.
Sua moglie, Maria Capitati, 88 anni, negli ultimi tempi si era ammalata di Alzheimer e presentava difficoltà motorie, che avevano progressivamente limitato la sua vita sociale e le sue attività quotidiane. Avevano un figlio di 63 anni, che li seguiva da vicino.
La coppia si era trasferita da circa due anni in un appartamento al piano terra, più comodo e accessibile rispetto alla loro precedente abitazione a più piani. Questo cambiamento – pur pensato come agevolazione – è stato indicato da alcuni conoscenti come un elemento che può aver contribuito al senso di spaesamento e isolamento della moglie.
Il caso di Castelfranco Emilia non è solo cronaca drammatica: è un monito che chi assiste non può restare privo di tutela.
Occorre che il legislatore intervenga, concretizzando leggi come la 33/2023, emanando decreti attuativi, rafforzando il Fondo caregiver e garantendo servizi territoriali omogenei.
