Il Governo riceve la proposta di decreto legislativo per riformare l’amministrazione di sostegno.
L’Associazione Diritti alla Follia — attiva da anni nella promozione dei diritti delle persone con disabilità psichica e nella tutela dell’autodeterminazione — ha consegnato al governo una proposta di decreto legislativo che mira a modificare profondamente la disciplina dell’Amministrazione di sostegno (AdS). L’iniziativa, annunciata il 27 novembre 2025 sul sito dell’Associazione, segna un passo formale verso un possibile intervento normativo.
Obiettivi della proposta
- Eliminazione degli istituti più drastici di tutela: la proposta prevede l’abolizione dell’interdizione e dell’inabilitazione, in linea con quanto già sostenuto dall’Associazione in precedenti campagne.
- Ridefinizione dell’amministrazione di sostegno come strumento di supporto decisionale, non di sostituzione della volontà della persona: il beneficiario dovrà essere sempre coinvolto nella scelta dell’amministratore, potrà essere assistito da un difensore, e ogni procedura di nomina o modifica dovrà garantire trasparenza, informazione e salvaguardia della sua autonomia.
- Limitazioni all’affidamento: un amministratore di sostegno non potrà essere assegnato a più soggetti contemporaneamente, e l’incarico dovrà essere gratuito salvo diversa espressa volontà — affinché non si ripetano “accumulazioni” che rischiano di svuotare il senso stesso dell’AdS.
Signora sottoposta alla nomina di amministratore di sostegno, soggetta, di fatto, a TSO informali, trasporti forzosi (anche in inverno, con esposizione al freddo), allontanata dal comfort della casa familiare, dagli affetti familiari, isola forzosamente in residenza protetta privata, contro la sua volontà.
Perché la riforma dell’amministrazione di sostegno
Secondo Diritti alla Follia, le attuali misure di protezione — pur nate con l’intento di tutelare — spesso si traducono in una “sostituzione” totale della persona, violando i principi sanciti dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità (CRPD), ratificata dall’Italia. In particolare, l’interdizione e l’inabilitazione vengono considerate superate da un contesto giuridico e culturale che oggi riconosce la piena capacità di agire e autodeterminazione anche di persone con disabilità psico-sociale.
In passato — sostiene l’Associazione — l’AdS, così come applicata, ha generato casi di “internamenti forzati, separazioni familiari, decisioni sanitarie imposte, coercizione” a danno di persone vulnerabili, vicende che la riforma intende scongiurare.
Situazione attuale e prossimi passi
La proposta, depositata in Cassazione come testo di iniziativa popolare ai sensi dell’art. 71 della Costituzione, aveva raccolto firme sia cartacee sia online. Ora viene rilanciata in forma di decreto legislativo da presentare al governo, segnalando che l’obiettivo non è solo sensibilizzare, ma ottenere un intervento normativo concreto.
Il cammino — come sempre in questi casi — richiederà riguardo tecnico, dibattito parlamentare e probabilmente emendamenti; ma la consegna della proposta segna un momento cruciale: porta infatti all’attenzione pubblica e istituzionale la questione della tutela dei diritti di persone fragili che oggi rischiano di essere private, in nome della protezione, della propria dignità e libertà decisionale.
La proposta della Diritti alla Follia rappresenta un tentativo di ridefinire il rapporto tra tutela giuridica e autodeterminazione personale, spostando l’asse da una protezione “custodialista” a un sostegno rispettoso della volontà dell’individuo. Se accolta e approvata, potrebbe segnare un cambiamento profondo nella forma di assistenza legale e sociale alle persone con disabilità.

Fonte: Diritti alla Follia decreto legislativo per la riforma dell’Amministrazione di Sostegno
